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Lecce, Italy
Pensionato sessantenne, sfaticato (si fa per dire!), felicemente sposato da 35 anni con due figli...ormai indipendenti. Leccese verace... come le vongole o come ... li purceddhuzzi, i pasticciotti, li ciceri e thria, le sagne 'ncannulate, e chi più ne ha ...

mercoledì 6 gennaio 2010

la befana

Il primo post del 2010 è dedicato alla Befana. Da piccoli (riferito agli anni '50), si aspettava con ansia quel benedetto 6 gennaio. Allora non esisteva Babbo Natale, o meglio anche se se ne sentiva parlare non portava regali. Quindi noi aspettavamo la notte del 6 con ansia, speranza e perchè no, anche timore. Pensare che mentre eravamo a dormire, una vecchia brutta si intrufolava in casa e si avvicinava al letto per lasciare i regali o anche il carbone, ci metteva un pò d'ansia. Questo era il timore maggiore. Ricordo che bambino di circa 6 o 7 anni, la notte della Befana, dopo essermi addormentato (ma sempre col pensiero rivolto a lei) mi svegliai di soprassalto perchè avevo creduto di averla vista. Gridai nella notte e siccome si usava mettere sotto il letto un orinale (sapete cos'è? serviva per evitare di andare in bagno... no... allora si diceva "gabinetto")... come vi dicevo... guardai nell'orinale e lo vidi pieno di pipì. Immaginate la mia meraviglia e raccontare a tutti che la befana aveva fatto la pipì nel mio orinale. Non ho mai capito se ero stato io nel sonno senza rendermene conto oppure uno dei miei genitori che nel lasciar i regali... si era fatto tentare nel cuore della notte!!!

domenica 20 dicembre 2009

A 'rriatu Natale...

Grazie a Dio anche quest'anno stiamo festeggiando il Santo Natale. E questo periodo mi ricorda, quando da bambino, si celebrava la liturgia della novena (la nuèra). Nei nove giorni antecedenti il Natale al mattino alle 6,00 suonava la campana per chiamare i fedeli a celebrare in chiesa la Novena (adesso in chiesa si va di sera). In casa mia non si andava negli otto giorni antecedenti, ma il giorno della vigilia (il 24 dicembre)le famiglie imparentate (zii, cugini, ecc.)andavano, alle 6,00 di mattina, al Duomo per la Messa. Era una festa per noi ragazzini, perchè era una novità uscire di mattina presto al buio ed al freddo per andare a Messa. Ma non era la Messa il vero motivo della riunione familiare. Dopo si andava in massa a prendere una "tazza te giucculata" presso l'allora famoso Bar SICA (un baretto piccolo) che si trovava all'angolo destro della Banca d'Italia, di fronte all'Anfiteatro. Dopo l'obbligatorio "rifocillo" ci si portava, sempre in massa familiare, al mercato coperto sotto la famosa tettoia, che ormai non c'è più, per "fare la spesa" occorrente per il cenone della vigilia e per il giorno dopo, il Natale. E' inutile dire la gioia di noi ragazzini che vivevamo quei giorni con grande partecipazione. Nel prossimo post vi racconterò dell'attesa della Befana.
P.S.= Per la verità non tutti venivano a bere la tazza "te giucculata", perchè alcuni (i maschi) preferivano recarsi allu "De Giorgi" che vendeva liquori e relativi assaggi ed era situato all'angolo destro l'entrata della Chiesa di S.Chiara, angolo di Via Fatebenefratelli.

domenica 15 novembre 2009

...te retu cucchieri, la rota sta gira...

Questa era una frase che noi ragazzini (parlo degli anni '50) gridavamo all'indirizzo dei vetturini delle carrozze a cavallo, quando vedevamo altri ragazzi attaccati all'asse posteriore delle carrozze e che si facevano trasportare, magari per andare in qualche posto lontano. Il vetturino (cocchiere) al sentire questa frase, dava un colpo di frusta all'indietro con la speranza di colpire qualche ragazzo e farlo scendere. Evidentemente lo facevano anche gli altri ragazzi quando ero io ed i miei amici ad attaccarci all'asse.

venerdì 13 novembre 2009

Ascaru?

che significa "ascaru"?
La mia povera mamma me lo ripeteva sempre, per intendere che molte volte ero poco socievole. Il nome derivava dai famosi àscari (dall'arabo ʿaskar, "soldato") che erano soldati indigeni dell'Africa Orientale Italiana, inquadrati come componenti regolari del Regio Corpo Truppe Coloniali, le truppe coloniali italiane in Africa. Erano abili esploratori, ed implacabili esecutori di ordini, specie in battaglia.

mercoledì 11 novembre 2009

Asca te lu stessu taccaru

Avete mai sentito dire in dialetto leccese l'espressione:
"Asca te lu stessu taccaru"?
Capito il significato? quando si vuole intendere che due persone hanno la stessa visione o comportamento. Appunto si intende che l'"asca" (ramo d'albero) proviene dallo stesso tronco (taccaru).
A proposito oggi è San Martino e le "asche" serviranno per accendere i camini per la "carne 'rrustuta" e le castagne, accompagnato da un buon vino che oggi è diventato "novello".
Tanti auguri a tutti li "mbriacuni (mi ci metto pure io).

martedì 13 ottobre 2009

Mucculone, 'nfurzionatu, catisciatu

E' passato un mese dall'ultimo post. Ho avuto un bel pò da fare e di tempo ne ho avuto vermante poco da dedicare al mio blog.
Comunque voglio tornare allo scopo di questo blog. A Milano ho avuto modo di discutere delle finalità che mi sono prefisso, cioè ricordare i fatti e le parole della Lecce vecchia (... ma non tanto.. perchè non è che io sia tanto vecchio... almeno credo). Tra le parole che ho ricordato con alcuni compagni di viaggio, abbiamo discusso di:
- mucculone = bonaccione troppo credulone
- 'nfurzionatu = raffreddato
- catisciatu = calpestato
... di parole ne ho molte da riportare... ma non voglio dilungarmi troppo. E' stata l'occasione per riprendere il dialogo con il mio blog. A risentirci.

giovedì 10 settembre 2009

Mia moglie

Vi riporto il post che mia moglie voleva inserire come commento. Ritengo che sia più piacevole leggerlo.
Caro Gianni,
che bella idea che hai avuto!
Anch’io, superati i famosi …anta, mi chiedevo con chi posso condividere i miei ricordi di bambina… le mie emozioni… le mie piccole gioie.
Infatti credo che, non avendone avuto il tempo, non ho trasmesso ai miei figli quali erano le mie piccole gioie, le piccole cose che mi facevano felice e come tutto ci sembrava un dono, una felicità.
Avendo vissuto da piccola in un paese prettamente agricolo e avendo avuto la fortuna di avere un nonno contadino, ho potuto apprezzare la natura con tutto ciò che essa ci dava.
Andare a pranzo in casa della nonna per noi era una grande festa perché, avendo delle zie giovani, venivo coccolata da tutte e ricordo con particolare emozione quando, a fine pranzo, il nonno con un sorriso sornione, prendeva la sua giacca (quella con la quale andava in campagna) a cui aveva legato la parte finale delle maniche e la apriva sul tavolo, facendo cadere tutto ciò che conteneva. La sorpresa e la gioia di noi bambini era vedere tutti i tipi di frutta di stagione che il nonno aveva raccolto: albicocche, ciliegie, pesche… e ognuno poteva prendere ciò che voleva.
Quanti colori… quanti profumi… quanta gioia!
M.Rosaria